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LONGI - STORIA E DESCRIZIONE DELLA CITTA'

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L'insediamento antropico a Longi è antico e potrebbe risalire almeno nel suo territorio, all'epoca dei Greci perchè questi hanno lasciato nomi di origine greca di alcune località come "Gazzana", "Muely", "Scafi", “Scinà”, “Scagliò” e “Passo Zita”, che denotano inconfutabilmente la presenza delle genti dell’Ellade in zone che offrivano favorevoli condizioni di vita per le buone terre, i pascoli e le sorgenti di acque doviziose. Evidentemente, molto ridotte sono le testimonianze dei secoli passati. Quindi il comune di Longi è fra i pochi che, del Messinese e della Sicilia, affonda le sue radici in epoca molto antica se si pensa che nel suo territorio esisteva una roccaforte imponente dal nome "Castros", di matrice greca, che era anche considerata una città sicana, ma non si hanno prove sicure di questo , trattandosi di semplici ipotesi. Tale fortezza fu attaccata nel nono secolo dopo Cristo dalle orde saracene, i quali ebbero notevoli difficoltà per conquistarla.Di tale formidabile difesa esistono anche oggi testimonianze quando, a modeste profondità, con lavori agricoli di scavo emergono mattoni ed ossa umane; queste ultime, studiate a Roma per impegno di Padre Sirna, risultarono di epoca anteriore alla nascita di Cristo, ma anche altri reperti tra cui frammenti di antiche anfore e, persino, un pugnale bronzeo custodito nel museo di Siracusa. Una volta attaccata e distrutta la roccaforte di Castros, probabilmente nei pressi delle attuali Rocche del Crasto, la popolazione si insediò più a valle dove, man mano, raccoltasi, in seguito, attorno al Castello baronale, diede origine all'attuale Longi (dal latino Longius o Longus). Sicuramente il territorio si prestava bene ad essere abitato perché offriva clima buono, ricchi pascoli, ubertose terre ed acque abbondanti. Vicino esisteva il convento basiliano di Muely con castello e chiesa,a questo convento, come a quello di Fragalà, venivano assegnati vasti territori e beni rustici dai Normanni ed i terreni divenivano delle vere fattorie con mulini, palmenti e frantoi. Il Prof. Francesco Giunta nel libro "Medio Evo Normanno" (Palermo 1982), ci fa sapere che "nel campo dell'agricoltura, che costituiva il fon­damento primo della economia siciliana, Ruggero II cercò di potenziare le situazioni umane già esistenti, contribuendo non soltanto al ripopola­mento delle campagne ma, anche indirettamente, ad accrescere il distac­co fra borghesi e villani, i quali dovevano dare rendite ed essere oppressi da annui fitti". Questa potente comu­nità era quindi sede di basiliani di cui non si hanno notizie di archivio e che, pare, sia scomparsa poco dopo il mille si pensa addirittura che vicino al territorio di Longi esisteva anche la città di Demenna, patria di un Santo, San Luca, illustre monaco basiliano. Si ha notizia attraverso un libro di Salvatore Cucinotta, "Clero e popolo nella Sicilia del 600" con il seguente stralcio: "Nel 1650 l'ordine Basiliano era costituito da 25 monasteri, dei quali Basiliano era costituito da 25 monasteri, dei quali 18 di antica fondazione normanna e 7 di recente fondazione, cioè dal 1594 al 1620". Molti monasteri e chiese cadenti furono rinnovati, pur conservando modeste forme architettoniche, quali quelli di Frazzanò, Brolo, Bordonaro, Raccuia, Mandanici, LONGI. Nelle campagne, dove molti monaci si trasferivano ad aprile per il nutricato del baco da seta, venivano gestite chiesette per la messa e per uffici divini. Chiudiamo questa parentesi storica basiliana precisando che nel 1759 in un libro di Vito Amico "Lexicon Topograficum" figura a Longi ancora la presenza dei monaci in un ospizio basiliano (BRANO TRATTO DA WWW.GUIDACOMUNI.IT)

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