Il 24
giugno, in prossimità del solstizio d'estate, gli abitanti di
Alcara
Li Fusi si danno appuntamento per le celebrazioni della
festa del Muzzuni. Questa festa ha origini pagane, sono infatti
presenti delle caratteristiche che ricordano gli antichi riti della civiltà
ellenica e che consistono in una sorta di rito propiziatorio per la
fertilità della terra e in un inno all'amore e alla giovinezza. La festa, in
origine celebrata il 21 giugno è stata in seguito spostata al 24 giugno, per
farla coincidere con il giorno dedicato a San Giovanni Battista. La
denominazione muzzuni deriva, con molta probabilità, dalla
caratteristica brocca priva di collo, mozzata appunto o dal grano che una
volta falciato, viene raccolto in fascioni detti mazzuna. Oggi la festa è
costituita da un insieme di elementi pagani e cristiani ed è considerata una
delle più antiche d'Italia. Le protagoniste dei preparativi sono le donne
che dispongono degli altarini nei luoghi più caratteristici del paese le
pizzare, dei tipici tappeti realizzati utilizzando dei ritagli di
stoffa. Sui tappeti vengono messi dei piatti contenenti delle
spighe e degli oggetti caratteristici del mondo contadino. Le donne si
dedicano poi alla preparazione dei muzzuni, delle brocche senza collo,
addobbate con un foulard di seta e con gli ori delle famiglie del quartiere.
Le brocche contengono steli d'orzo e grano, lavanda e garofani e, una volta
pronte, vengono collocate sugli altari. I quartieri in cui sono stati
allestiti gli altari sono animati da musiche e canti popolari, spesso
inerenti all'amore. Davanti ai muzzini si celebra inoltre il Rito del
Comparatico, che consiste nel consolidare le vecchie amicizie e nel
rinnovare quelle nuove.
Si narra che il paese di Alcara li Fusi venne fondato da uno dei
compagni di Enea, Turio, dopo la fuga da Troia; qui i fuggitivi troiani
trovarono, nel loro peregrinare, una zona sicura, riparata dalle gole dei
Monti Nebrodi ed abbastanza vicina al mare.
Anche il nome vanta origini antichissime: pare derivi dall’ arabo Al – Qarah,
che significa “il quartiere”, mentre Li Fusi deriverebbe dalla produzione di
fusi usati nell’ antichità per filare la lana, la canapa ed il cotone.
Oggi Alcara è un centro dedito prevalentemente all’ agricoltura ed alla
pastorizia, sito nel Parco dei Nebrodi tra paesaggi brulli ed affascinanti,
tra montagne e gole mete di entusiasmanti percorsi e ricche di attrattive
naturalistiche (qui nidifica infatti l’ aquila).
Veniamo ora al motivo del nostro racconto, la “festa del Muzzuni”.
Come accennato la festa è il 24 giugno, ed in paese si “comincia”, per così
dire, col festeggiare San Giovanni Battista: tra messe, processioni,
esposizioni di altarini ricoperti da bianchi tessuti lavorati a mano ed
adornati con decori floreali, si svolge una normale festa religiosa,
officiata dai rappresentanti della Chiesa, per onorare la memoria del Santo
che ebbe, come vuole la Bibbia, la testa mozzata da Salomè.
Le ragazze del paese, in abiti bianchi, partecipano alla processione,
spargendo per ogni dove petali di fiori che vengono attinti da ampie cesti.
Ma la sera… la sera cambia tutto, il profano prende il posto del sacro,
spariscono i rappresentanti del clero, gli altarini si trasformano e vengono
rivestiti da tessuti coloratissimi, a motivi geometrici, filati su telai di
legno: le “pezzare”.
Compaiono sugli altari i “muzzuni”: brocche di terracotta dal collo mozzato
(evidente l’ analogia con la testa del Battista) da cui spuntano spighe di
grano, simbologia di fertilità. Le brocche sono adornate con i migliori
gioielli delle donne di Alcara e spesso, attorno al collo mozzo, sono
rivestite da drappi in seta.
Le spighe che fuoriescono dalle brocche mozzate sono fatte germogliare al
buio, perché prendano il colore dell’ oro, e sono le ragazze di Alcara a
prepararle, già in tempi antecedenti alla festa.
Spesso tra le spighe campeggiano profumatissimi rametti di rosmarino.
Ma cosa si festeggia?
Il rito del Muzzuni sembra essere strettamente collegato ad antichi riti che
festeggiavano la fertilità e la fecondità, onorando Demetra, dea della
terra, Adone ed Afrodite.
Le spighe di grano rappresentano il rinnovarsi della fertilità delle terra
nel corso delle stagioni, mentre i rametti di rosmarino paiono essere un
richiamo al fiume che lambisce Alcara Li Fusi (il fiume Rosmarino, le cui
sponde sono ricche dell’ odorosa pianta) e quindi alla potenza rigenerante
dell’ acqua.
Durante la sera del Muzzuni la gente di Alcara si ritrova, si mangia e si
beve insieme, si stemperano inimicizie e si intrecciano nuovi rapporti, che
verranno sentiti e rispettati per tutta la vita: si diventa “cumpari a
Sanciuvanni” (o “cumari”, naturalmente) bagnando nel vino, nella gioia e
nella comunanza questi rapporti, ed offrendo fiori composti con confetti.
A notte i contadini preparano “u zuccu di Sanciuvanni” (il ceppo di San
Giovanni), grosso tronco in legno, chiaro simbolo fallico, che viene
spogliato dalle spighe che originariamente lo rivestivano e poi dato al
fuoco.
Le spighe vengono distribuite come segno beneaugurate agli astanti, mentre
il ceppo, simbolo della fertilità maschile e dono della gente di Alcara Li
Fusi a Demetra, dea e madre della terra, viene bruciato: attorno al fuoco,
fino a tarda notte, si odono i canti, spesso rimbalzati, a mo’, di offerte
amorose, tra uomini e donne. |