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LE FOTO STORICHE DI CASTELMOLA

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Le Foto di Oggi CASTELMOLA - STORIA E DESCRIZIONE DELLA CITTA' Le Foto di Ieri

Nell’ VIII secolo a.C. circa, nella zona di “Piano delle Ficare”, i Siculi diedero vita ad un nuovo insediamento chiamato Mylai (grande masso o, appunto, Mola), fortificazione a Nord di Taormina . Essi occupavano già da tempo i campi dov’era stata fondata Naxos (734 a.C.), ma all’arrivo dei Greci preferirono, restando in pace e collaborazione con i nuovi venuti, portarsi sulle alture, nei luoghi di migliore esposizione, che coltivarono, vi impiantarono le loro residenze e fortificarono secondo le loro conoscenze. Questi Siculi, occupato il Monte Tauro, si spinsero anche piu’ in alto, e stanziarono delle tribu’ a “Decima alta” e, soprattutto al “Piano delle Ficare”, luogo confortevole per il clima mite, per la vicinanza agli abitanti del Tauro, per la presenza di sorgenti d’acqua (soprattutto il Sifone) e per la fertilità delle terre. A Mylai , quasi sicuramente, i Siculi, a guardia dei sentieri percorribili, posero delle fortificazioni per impedire attacchi indesiderati. Queste fortificazioni erano formate da muretti rozzi, ma capaci di difesa, e da sentinelle che dall’alto, erano capaci di lanciare sassi nelle gole naturali della roccia.

Sette anni dopo la distruzione di Naxos (403 a.C.) , cioè nel 396, Dionisio, tiranno di Siracusa, concede ai Siculi di possedere le terre da loro occupate e ne autorizza la stabilizzazione a Taormina, ma anche a Mylai e dintorni. Successivamente, però, Dioniso si ricrede e comincia a guardare con occhio ostile, Taormina e Mylai, alle quali fa arrivare sempre piu’ insistentemente continue minacce. Molto probabilmente la posizione assunta da Dionisio è data dal fatto che le due gemelle nella guerra avevano appoggiato i Cartaginesi contro Siracusa, della quale ne odiavano la tirannide e quindi quei Siculi divenivano inquilini scomodi ed inaffidabili, specie come custodi dell’unica strada di collegamento verso la stessa Siracusa. I Siculi, prevedendo l’intervento siracusano contro le loro roccaforti, curarono, come poterono, di rinforzare le mura e di costruirne altre là dove se ne presentava il bisogno ed aumentarono. i presidi armati ed i posti di vigilanza. Lo stesso Dionisio, allora, alla testa di un numeroso e forte esercito, si accampò sui piani della già distrutta Naxos, ma per meglio vedere e controllare i Siculi del monte del Tauro e di Mylai, spinse le punte avanzate del suo esercito sui colli di Mastrissa, in vista proprio di Turomenion e di Mylai, da dove, facendosi vedere, poteva egli ben vedere i Siculi e le loro mosse. I Siculi, per nulla intimoriti dalla presenza di un sì potente nemico, si fecero anch’essi notare, proprio perché certamente volevano mostrare la loro sicurezza e tranquillità nel momento di subire la maggior pressione. Da allora il pianoro, dove Dionisio si accampò, fu detto appunto delle Tende. Tra Dioniso e i Siculi si trattò. Dioniso chiedeva la resa immediata dei Siculi, questi volevano il diritto ad occupare quelle terre. Naturalmente non si giunse ad alcun accordo ed allora Dioniso pose Mylai sotto assedio. Durante questo periodo, (396-394 A. C.) si ebbero numerosi incontri tra assediati ed assedianti, incontri che non sortirono proprio a nulla. L’assedio durava da parecchio tempo e allora Dionisio mise in atto il suo piano di attacco definitivo. E’ Diodoro Siculo che racconta l’attacco. In una notte buia, durante la quale era caduta parecchia neve, che aveva coperto il terreno fin sulla riva del mare, Dionisio, alla testa del suo esercito mosse all’attacco incitando i soldati alla scalata. Mylai, già prostrata dalle sofferenze, priva d’alimenti, presa nel cuore della notte dalla parte sud (Decima e Sifone) quasi senza accorgersene, si trovò i nemici dentro le abitazioni. I Siculi si diressero in fuga verso Taormina, inseguiti dai guerrieri mercenari siracusani, che, nella fretta, intanto si erano lasciati dietro la parte alta del colle di Mola. Svegliati dalle grida degli inseguiti, i Taorminesi si precipitarono sulle mura ed opposero resistenza all’attacco, mentre le guarnigioni dell’alta rocca di Mola (attuale Castelmola) accorrevano in difesa dei vicini fratelli. Preso da due lati a “Chiusa“, l’esercito siracusano si diede a disordinata fuga. Lo stesso Dionisio, ferito e travolto dai suoi in fuga, perdette, o dovette abbandonare, le armature per guadagnare la vita. Vista l’impossibilità d’una vittoria, tolse il campo e tornò a Siracusa. Ma Dioniso non si da per vinto e nel 392 a.C. ritenta l’assalto riuscendo, questa volta, ad occupare Mylai e Tauromenion e costringendo i Siculi alla fuga.

Morto Dioniso, Andromaco governa la città abbandonata dai mercenari di Dioniso. Durante questo periodo (367-358 .C.), il territorio viene ripopolato dai Siculi e dai Greci, Tauromenion crebbe in popolazione ed organizzazione politico-amministrativa e Mylai troverà in Andromaco il suo vero padre, il rifondatore della acropoli fuori le mura, difesa a nord di Taormina, che inizia ad avere le sue porte, le sue fortificazioni, la sua organizzazione, i suoi abitanti, le sue case. Intorno al 358 a.C. Andromaco fortifica Mylai e vi costruisce nuove abitazioni. Così, Mylai, diviene fortificazione a nord di Taormina in quella zona alla quale è stato dato il nome di “ Piano delle Ficare”, limitata, dalla parte orientale, dalla porta, successivamente costruita e che, dall’ultima distruzione, prende il nome di “ Porta Saraceni”. A Nord si erge il fianco del Colle di Mola, mentre una parte della scarpata congiunge Mylai, il Piano delle Ficare con il Colle di Mola. A sud il terreno scorre, dopo il piano, verso le freschissime acque del Sifone e le terre dal torrente irrigabili, fertili e coltivate. Per l’abitato, trovandosi le sorgenti d’acqua tutte fuori dalle mura di fortificazione, venne curata la costruzione di cisterne per acque piovane e di serbatoi, due dei quali sono ancora oggi utilizzati. Del geniale personaggio, Andromaco, non ne conosciamo le origini. Il suo nome vuol dire "uomo di guerra" ma la sua opera è tutta dedita alla prosperità del popolo e contro la tirannide. Andromaco ebbe il merito di raccogliere i Greci superstiti e dispersi dopo la distruzione di Naxos, integrandoli con i Siculi abitatori. Emersero allora le capacità greche, le abitudini, le arti e forse anche la lingua greca divenne la lingua ufficiale di Taormina e di Mylai. (Tratto da "Castelmola Taormina e dintorni" di Arturo D’Agostino)

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