Taormina si
trova esattamente a circa 200 metri sul livello del mare ed ha una
conformazione particolare cha la fa somigliare, nella sua struttura, ad una
vera terrazza arricchita da una bella vista panoramica nella quale spicca in
maniera prepotente il vicino vulcano Etna. Qui il turismo è attivo tutto
l'anno ed è agevolato non solo dalla bellezza culturale e naturalistica
tipica della città ma anche da un buon sistema ricettivo e ricreativo e dal
tipico calore umano siciliano.
Nel corso dei secoli, la città è sempre stata una grossa meta turistica che
ha ospitato anche delle personalità celebri, a partire da Guglielmo II di
Germania, numerosi scrittori come Goethe, Maupassant, D. H. Lawrence, A.
France, Oscar Wilde, Brahms, stilisti del calibro di Dior, nobildonne
illustri come Florence Trevelyan, il pittore tedesco Geleng, nobili inglesi
e francesi.
La bellezza di Taormina ha anche avuto il merito di conquistare numerosi
registi che l'hanno scelta come set ideale dei loro film, a partire da
Michelangelo Antonioni che proprio in questa città ambientò la sua opera
"L'Avventura".
Chi è interessato alla visita della città subirà lo stesso fascino che essa
ha esercitato sugli uomini illustri appena citati e può scegliere tra varie
alternative offerte dalla zona.
Numerose sono le manifestazioni e gli eventi che, ogni anno soprattutto
nella stagione estiva, sono realizzati a Taormina. Scenario d’eccezione di
concerti (musica classica e leggera), opere teatrali, opere liriche, grandi
serate di spettacolo spesso riprese da emittenti radiotelevisive (la
cerimonia per la consegna dei Nastri d’argento, Festivalbar, la Kore, solo
per fare qualche esempio) è il Teatro Antico. Dal 1983, gli eventi più
significativi, sono realizzati nell’ambito di Taormina Arte, l’istituzione
culturale che cura l’organizzazione della rassegna di musica, teatro e
danza, considerata tra le più importanti nel panorama nazionale. Nella
programmazione di Taormina Arte rientra anche il Taormina Film Fest, il
festival del Cinema di Taormina, erede della Rassegna Cinematografica di
Messina e Taormina, nata nel 1960, che per un ventennio ospitò i David di
Donatello con la partecipazione dei più famosi personaggi dello spettacolo.
Nell'ambito del Festival del Cinema sono consegnati, al Teatro antico, i
prestigiosi Nastri d'Argento, premi assegnati dai critici cinematografici.
Dal 2005, Taormina Arte, organizza, ad ottobre, il Giuseppe Sinopoli
Festival, rassegna dedicata al grande direttore d'orchestra, scomparso nel
2001, per anni direttore artistico di Taormina Arte.
Taormina, citta' abbarbicata ai costoni
del monte Tauro, e’ una terrazza sospesa nell’azzurro. Ebbero buon fiuto i Greci, che quassù edificarono l’acropoli
(205 metri sopra il livello del mare), e un teatro che, per scenario
naturale, è più incantevole dello stesso modello di Epidauro in Grecia:
sullo sfondo la baia di Naxos, prima colonia greca in Sicilia, che la sera
si ingemma di mille luci, e l’Etna ammantato di neve per cinque mesi
dell’anno, le cui eruzioni offrono spesso agli spettatori fuori-programma di
grande suggestione e spettacolarità.
Il mare e la neve, la neve e il mandarlo in
fiore. “Per il turismo dell’era moderna”, ricorda il giornalista Gaetano
Saglimbeni nel suo Album Taormina, pubblicato da Flaccovio, “Taormina è nata
d’inverno e come stazione turistica invernale si è affermata per quasi un
secolo: d’estate, addirittura, molti alberghi chiudevano. C’è stata poi una
inversione di tendenza, e adesso il boom è d’estate, con punte elevate anche
in primavera e autunno”.
E’ il turismo dei piani-vacanze, dei viaggi
organizzati, dei voli-charter. Chi programma le ferie, in Italia ed
all’estero, sa che l’estate a Taormina è la più lunga d’Europa: qui le
spiagge sono piene da marzo a ottobre. L’inverno è ancora la stagione dei
viaggiatori isolati, di coloro (per intenderci) che in vacanza possono
andare quando vogliono. Anche oggi, come ai tempi dei Rockefeller, dei
Morgan, delle Vanderbilt, vengono qui a svernare magnati dell’industria,
dell’alta finanza, e scrittori illustri, pittori, musicisti. Ai grandi
alberghi molti preferiscono le ville nel verde: quelle che un tempo erano
legate ai nomi di Orazio Nelson (il famoso ammiraglio inglese che
“sull’albero della sua nave si scavò la bara”), dei conti Marzotto, Cini,
dei duchi di Carcaci, Paternò Castello; ed altre che sono venute su in epoca
recente, al mare e in collina, in scenari d’incanto.
“Taormina”, scrive sempre il taorminese Saglimbeni,
“va goduta d’inverno: quando l’aria lieve, tersa, trasparente, avvicina
incredibilmente l’Etna al mare; quando è più verde il verde dei giardini,
più intenso il colore dei fiori, e le cascate di gerani e buganvillee
nascondono anche le cose brutte che sono state fatte dagli uomini. Mi diceva
il commediografo americano Tennessee Williams: ‘Taormina è così bella,
stupendamente e prepotentemente bella, che neppure il vandalismo degli
uomini riuscirebbe mai a distruggerla’. Non siamo al vandalismo, ma brutture
ne sono state consentite parecchie, ed è un miracolo che la natura riesca
ancora a nasconderle”.
Il corso Umberto, che è un po’ il grande
“salotto” di Taormina, si anima sin dalle prime ore del mattino. Le coppie
passeggiano tenendosi per mano, sostano davanti ai negozi-bazar (che
espongono di tutto, dai ricami al ferro battuto, alle sculture in legno, ai
souvenir), firmano cartoline nei bar delle piazza. Nel pomeriggio, salgono
fino alla sommità della cavea del teatro antico, per godere da lassù lo
spettacolo del tramonto (come faceva il francese André Gide, in mantello
nero e cappelluccio pendulo). Domani andranno a piedi verso Castelmola,
incideranno i loro nomi e la data su un’agave. O scenderanno al mare: basta
un po’ di sole per popolare, anche d’inverno, le spiagge di Isola bella,
Mazzarò, Spisone.
“La baia dell’Isola bella”, spiega Saglimbeni,
“è ancora quella di Goethe e del Kaiser. Le coppie in cerca di solitudine la
preferiscono alle più sofisticate spiagge di Mazzarò e Spisone. Sfrecciano i
motoscafi, al largo. Ma i turisti preferiscono ancora le vecchie barche dei
pescatori, odorose di alghe e di pece. Si va in gita alla Grotta azzurra,
alle rocce del Capo, al lido di Naxos...
“L’oscurità”, conclude il
giornalista-scrittore, “sorprende gli innamorati ancora sugli scogli, mentre
le prime lampare cominciano a punteggiare lo specchio di mare da capo
Spisone a Giardini e fino agli scogli dei Ciclopi ad Acitrezza. Allora si
alzano e, tenendosi per mano, rifanno a piedi la strada che li riporterà su
in albergo. Le strade di Taormina, la notte, profumano di glicini, e le
buganvillee che coprono i muri delle vecchie case, sotto i riflessi dei
lampioni, sembrano cascate di perle”.
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Non è facile
sintetizzare la storia di un paese passato in due millenni da una
dominazione all’altra, tante volte distrutto ed altrettante volte
ricostruito.
La prima difficoltà nasce dalla lunga e complicata elencazione dei nomi che
Taormina ebbe nei secoli. Si sa che i Greci la chiamarono Tauromenion (dal
monte Tauro che la domina); i Romani, Tauromoenium; i Bizantini Tauromoenia
o Tauromoenis; gli Arabi, Tabermin e poi Almoezia; i Normanni, Taurominium;
gli Aragonesi, Taurominia. Il nome subì altre variazioni dal secolo XVI:
Tauromenia, Tavormina, ed infine Taormina.
Era un antichissimo borgo dei Siculi, al tempo in cui i Calcidesi venuti
dall’Eubea fondarono a Naxos la prima colonia greca in Sicilia, nel 735
avanti Cristo. Ma le prime notizie storiche sono del 403 a.C., quando
Taormina ospitò i profughi della vicinissima Naxos, distrutta dal tiranno di
Siracusa, Dionigi.
Naxos (alleata di Atene contro Siracusa, che stava invece con Sparta)
vantava già una civiltà avanzata, dalla quale i siculi di Taormina ebbero
indubbi benefici. Ma i mercenari di Dionigi misero ben presto le mani anche
su Taormina (392 a.C.), e molti dei profughi di Naxos, che qui avevano
trovato rifugio, finirono schiavi, venduti nell’agorà di Siracusa.
Gli storici fissarono nel 358 a.C. l’anno della fondazione di Taormina, ad
opera di un greco di Naxos, Andromaco, il quale era riuscito ad estromettere
Dionigi. Ma alla morte di Andromaco, il figlio Timeo (che diventerà uno
storico famoso) fu costretto all’esilio dal tiranno Agatocle.
La città passò da un tiranno all’altro, tutti greci, l’ultimo dei quali,
Tindarione, ebbe un giorno l’idea di stringere alleanza con Pirro, re
dell’Epiro, a sua volta alleato dei Tarantini contro Roma.
Pirro, come tutti ricordiamo dai libri di scuola, era quello delle famose
vittorie che gli costavano più perdite di una disfatta. Fu così che, mentre
lui collezionava una “vittoria” dopo l’altra, la greca Tauromenion, sua
alleata, finì sotto il dominio dei nemici Romani (212 a.C.) e divenne
Tauromoenium.
Cicerone la ricordò come una delle tre civitates foederatae della Sicilia,
insieme con Neetum e Messana. Publio Ovidio Nasone ne esaltò soprattutto il
mare, per “le dolci triglie e le tenere murene” (gli antichi romani,
notoriamente buongustai, erano a tal punto ghiotti di murene che, dopo
averle pescate, le tenevano a lungo in vasca, facendole ingrassare con il
sangue degli schiavi).
Certo è che Tauromoenium, apprezzamenti gastronomici a parte, ebbe un
periodo di grande fulgore, dimostrato peraltro dai monumenti che di quell’epoca
restano. Come città federata, mantenne una certa indipendenza; ed anche
quando divenne colonia militare romana continuò a conservare la lingua
greca.
Sul periodo cristiano le notizie sono poche, frammentarie e non sempre
attendibili. Si sa che Taormina fu sede vescovile, i suoi prelati
parteciparono ai sinodi romani, e papa Gregorio Magno intervenne nel 598 per
sanare una questione di eredità tra il vescovo di Taormina e quello
calabrese di Locri. Non si sa però con certezza in quale anno la sede
vescovile fu istituita. Mancano documenti ufficiali. Il primo vescovo
sarebbe stato Pancrazio di Antiochia, che i taorminesi venerano come loro
patrono.
La leggenda e la tradizione religiosa vogliono che Pancrazio sia arrivato
qui da Antiochia, la cittadina della Turchia che raccolse il primo nucleo
dei cristiani, pochi anni dopo la morte di Cristo (che egli avrebbe
conosciuto personalmente a Gerusalemme). Nominato vescovo da Pietro
(principe degli apostoli e fondatore della Chiesa), Pancrazio avrebbe
esercitato a Taormina il magistero vescovile per una quarantina d’anni,
abbattendo gli idoli pagani, convertendo al vangelo lo stesso prefetto
Bonifacio, inviato da Roma nella colonia, ed avrebbe poi affrontato ilo
martirio.
Poche notizie, dunque, sul periodo cristiano. Gli storici sono avari di
informazioni anche sul periodo successivo alla caduta dell’Impero romano
(476 dopo Cristo), quando la Sicilia fu invasa dai Goti e poi conquistata
dai Bizantini.
E tuttavia viene ricordata, durante il periodo bizantino, la felice
posizione politico-strategica di Taormina, considerata quasi una “capitale”
della Sicilia orientale; e la singolare posizione della sua diocesi che, pur
restando legata dal punto di vista dogmatico alla Chiesa di Roma (insieme
alle altre diocesi siciliane), dipendeva in effetti dal patriarca di
Costantinopoli.
Di Taormina si tornò a parlare diffusamente nel secolo IX, quando gli Arabi
effettuarono in Sicilia uno sbarco dopo l’altro per conquistarne i punti
strategici: Taormina fu l’ultima roccaforte siciliana ad opporsi ai
Musulmani, dai quali, dopo una incredibile resistenza durata alcuni decenni,
fu espugnata e distrutta nel 902 (il vescovo del tempo, Procopio, subì il
supplizio per mano degli invasori).
Durò quasi due secoli, la dominazione degli Arabi, e bisogna dire che per
Taormina non andò male: esistono monumenti importantissimi di quel periodo.
La cittadina fu conquistata poi dai Normanni del conte Ruggero d’Altavilla,
che ne fece nel 1079 una “città regia” (ma i Normanni, che riportarono il
cattolicesimo in Sicilia, non ridiedero a Taormina l’antica sede vescovile
che aveva perduto con l’invasione araba).
Passò quindi agli Svevi (che nel 1191 ospitarono Riccardo d’Inghilterra e
Filippo di Francia, entrambi in partenza per la Terra Santa); poi agli
Spagnoli d’Aragona.
L’ascesa di Taormina ebbe il gran suggello proprio sotto gli Aragonesi: qui,
nel 1410, si tenne la prima riunione del Parlamento di Sicilia, presieduta
dalla regina Bianca di Navarra, per l’elezione del successore di Martino I.
Ma quel periodo di gloria doveva segnare anche l’inizio della sua decadenza.
In un documento del 1535 si legge che “la città fu venduta il 22 luglio per
16 mila onze ad un tale Antonio Balsamo, messinese, ma fu poi riscattata,
grazie al generoso contributo dei suoi benemeriti cittadini, il 12 ottobre
dello stesso anno, senza che il Balsamo avesse il tempo di prenderne
possesso”.
I Francesi d’Orléans, subentrati agli Aragonesi, non amarono Taormina: gli
Angioini (di cui si ricorda la “mala signoria”) le tolsero ogni privilegio;
ed i Borboni l’affondarono definitivamente.
Quando Johann Wolfgang Goethe arrivò qui, la mattina del 6 maggio 1787, al
posto della florida cittadina celebrata dagli storici trovò un “borgo”. Sul
trono del Regno delle Due Sicilie, a Napoli, sedeva Ferdinando IV di Borbone.
Il nome della città di Taormina è anche legato al
Centro Studi "Ettore Majorana"
un'organizzazione scientifica, nota in tutto il
mondo e realizzata ad Erice dal prof. Antonino Zichichi che ne è anche il
presidente. Il Prof. Zichichi, originario di Trapani, fondò il centro
nel 1963. Il Centro finanzia la Scuola internazionale di fisica sub-nucleare
anch'essa presieduta dallo stesso Prof. Antonino Zichichi. |